Messa Cantata All’Altare Della Cattedra In San Pietro – Roma
Roma, 4 e 5 marzo 2017
Graecum est, non legitur : sembra impossibile, eppure, grazie ai bravi maestri, l’impossibile diventa possibile.
Così lo studente di liceo Forloni Franco impara a decodificare il fascino della letteratura greca da un sacerdote, il professor Enrico dal Covolo, che lo accompagna nel viaggio attraverso la cultura classica fino al 1978, anno dell’esame di maturità.
La vita scorre, il professore diventa vescovo, lo studente medico e, per passione, direttore di un coro, il Calycanthus di Treviglio, e quindi a sua volta maestro.
Grazie ad una fortunata coincidenza professionale, il medico conosce un monsignore bergamasco che lavora in Vaticano e che propone al coro di cantare per una messa in San Pietro.
Alla messa è presente anche il professore vescovo, ora rettore della Pontificia Università Lateranense, che riabbraccia il suo studente di greco dopo quasi quarant’anni e che con entusiasmo canta insieme al coro il Salve Regina.
La straordinaria esperienza che il nostro coro ha vissuto e intensamente condiviso a Roma sabato 4 e domenica 5 marzo è nella sostanza una storia di bravi maestri: guide che sanno tracciare e dare senso a un percorso, motivare un gruppo a seguirlo, trasformare il gruppo in una squadra, animare la squadra di quella passione senza la quale qualunque attività resterebbe sterile. Allora l’impossibile può diventare possibile ed infine reale: sabato il coro Calycanthus di Treviglio ha cantato in San Pietro per la messa delle 17, diretto da Franco Forloni e accompagnato all’organo dal Maestro Fabrizio Vanoncini.
Sull’onda dell’emozione e consapevole dell’unicità di questa occasione, domenica, nel corso della visita ad alcuni dei principali tesori monumentali ed artistici della città eterna, il coro ha colto anche l’opportunità di esibirsi nella chiesa di San Luigi dei Francesi e sotto la millenaria imponenza della cupola del Pantheon.
Che dire? Chi scrive ora è sul treno del ritorno e sta rileggendo le decine di messaggi che i coristi si sono scambiati in questi incredibili giorni: messaggi che parlano di commozione, di partecipazione, di senso di appartenenza, di riconoscenza e di sacro stupore al pensiero che la nostra voce sia stata ascoltata nello scrigno della storia da tanta multietnica umanità, ma anche di motivazione moltiplicata, di rinnovata volontà e, non da ultimo, di un legame affettivo sempre più forte.
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